Nata a Padova da una nobile famiglia di origine armena, fu la settima figlia del conte Edoardo Aganoor e di Giuseppina Pacini.
Cresciuta in un ambiente familiare duro, dato il carattere mutevole e introverso del padre, Vittoria soffrì per tutta la sua vita di crisi depressive.
Istruita, per volere della madre, dal presbitero e poeta Giacomo Zanella, manifestò fin da giovane una particolare propensione per le scrittura e per la poesia.
Troppo chiusa e timida, però, mantenne i suoi scritti segreti per lungo tempo. Estremamente garbata e piacevole all'esterno, nascose sempre il suo carattere tormentato e depressivo, che le causò una lunga dipendenza emotiva dalla sua famiglia.
Dopo aver sacrificato gran parte della sua vita, nella cura della madre e della sorella invalide, alla morte della prima, si sposò con il nobile Guido Pompilj.
Nonostante tenesse molto alla propria fama di poetessa, l'ambizione primaria di Aganoor, come indicano sue lettere ad amici di famiglia, era quella di operare nella società sfruttando il ruolo di primo piano che le davano le sue origini prestigiose: sentì quindi la necessità di cercare un matrimonio che le desse l'opportunità di sfruttare al meglio le sue doti di intelligenza e capacità relazionali, che aveva sempre dimostrato nei salotti della sua cerchia di amici e conoscenti.
Guido, uomo misantropo e difficile, amò perdutamente Vittoria, ed ella lo vedeva come il suo unico conforto in un mondo di debolezza e corruzione.
Dopo le nozze, Vittoria cambiò il suo atteggiamento verso la vita, e pubblicò il suo primo libro di poesie, Leggenda eterna (1900), che fu accolto con grande entusiasmo dalla critica.
Considerata da Benedetto Croce una scrittrice spontanea e fresca ( La letteratura della nuova Italia), fu per lunghi anni reputata tale dalla critica letteraria, fino agli anni '70, quando la sua opera venne rivalutata anche alla luce di un'edizione parziale delle sue lettere: Vittoria aveva sempre rifiutato l'immagine di poetessa immediata e spontanea e dichiarava di scrivere "di testa" e non con il cuore. Infatti, le sue liriche sono pienamente inserite nelle correnti letterarie del suo tempo, e mostrano richiami a Gabriele D'Annunzio, ai Crepuscolari, all'amato Giacomo Leopardi, e agli amici Nencioni e Gnoli.
Il 9 aprile del 1910, all'età di cinquantacinque anni, fu ricoverata in una clinica a Roma, per sottoporsi ad un'operazione, legata probabilmente all'insorgenza di un cancro, ma morì improvvisamente, lasciando nello sconcerto tutti i suoi cari.
Il dolore provocato dalla sua scomparsa portò il marito a togliersi la vita; dopo aver sistemato velocemente gli affari di famiglia più urgenti, egli si sparò quel giorno stesso. Il gesto di Guido Pompilj conferì un'aura romantica al loro matrimonio e pose le poesie di Vittoria in ottica del tutto nuova, favorendone la divulgazione.
Di questa poetessa grazie alla raccolta di "Poesie d'amore dell'Ottocento e del primo Novecento" club degli editori - Milano (un libro di mia zia del 1971, che ho "preso in prestito" ehehehehehe da casa di mia nonna), ho letto questa poesia che vi voglio proporre, tratta dal suo primo libro di poesie già citato:
DIALOGO
Noi parliamo, ma so io
quel che pensate
veramente? E voi sapete
quello che io penso?
Van le parole e un sottile
velo di riso
spesso ne maschera il senso.
Noi parliamo... Ma d'un'altra
voce voi certo
udite il suono; d'un altro
accento io pure
credo ascoltar la strana
eco... Ad entrambi
parlano delle sepolture.
Noi ridiamo anche, ridiamo
forte, e di gioia
brilla negli occhi al baleno
vivo d'un motto
fine. In che abisso del core
chi dunque intanto
scoppia in un pianto dirotto?
(Leggenda Eterna)
Bacio e abbraccio
A presto :)
FONTE:
(per la foto)
http://www.comune.mansue.tv.it/vivere-a-mansue/personaggi-illustri.html
(per la biografia)
http://it.wikipedia.org/wiki/Vittoria_Aganoor
e
http://www.italiadonna.it/public/percorsi/biografie/f075.htm
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