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domenica 11 settembre 2011

L'angolo della poesia 8

Giorni addietro, passeggiando per la strada che conduce la mia casetta al mare, mi sono soffermata a guardare  un cartellone, sotto un sole che come minimo batteva i 29-30 gradi.
Ero sola, quindi potevo rimanermene lì a sudare quanto volevo, di solito quando sono in compagnia mi faccio trascinare dal ritmo degli altri che alla fine non fa mai vedere le cose come tu vorresti veramente.
Quante volte ero passata da lì?..Mille, eppure solo negli ultimi giorni di vacanza mi sono accorta della poesia.
Su questo cartellone era raffigurata una specie di mappa della costa pugliese(dal versante adriatico) con le varie località balneari, compresa quella dove mi trovavo, e accanto sull'azzurro colore del mare, stampati c'erano dei versi. Riempivano due colonne.
La firma: Rina Durante
Mai sentito prima di allora questo nome. Possibile? La poesia era così bella....
A scuola ci concentriamo tanto, o meglio ci fanno concentrare tanto su autori riconosciuti a livello nazionale, che i tanti locali nemmeno si conoscono. Un vero peccato!

La gente, dietro le mie spalle, camminava con mega occhiali scuri in viso, parlando al telefono o al bambino che urlava nel passeggino. Il rombo prepotente delle macchine che passavano. I venditori ambulanti che agli angoli delle strade trattavano con le persone che si fermavano a guardare la mercanzia...Gente con gli ombrelloni da spiaggia sulla spalla e borse piene di teli, che non vedeva l'ora di farsi una bella nuotata a mare.
E io ferma con lo sguardo all'insù...e un lago di gocce di sudore sotto i piedi XD....
Sono queste le parole che mi hanno inchiodata e mi hanno fatto esclamare in un pensiero..."Quanto è vero"...



ALLA MIA TERRA

Me ne vado per i campi
dove c’è il bosco di quercie
da un lato, e dall’altro
la voce del mare.
Le fronde dell’alloro
stormiscono al vento che doma
le cime svettanti dei pini,
e i rametti degli ulivi
s’umiliano ai piedi dell’olmo
che ondeggia superbo, appena.

Ma la mia patria vera,
è su questo quadrato di terra
da tutti abbandonato,
dove mormora un vento di ninnananne
non mai dimenticate
nelle notti estasiate di primavera.
Questa è la mia patria,
la mia povera terra
così assetata
che nessuno più la cura,
dove il frumento per l’arsura
si china nei solchi disanimato,
e nelle notti di maggio
i grilli cantano inascoltati
nelle desolate fenditure
dei torrioni corrosi,
negli antri rugiadosi delle verdure.
E nelle crepe di roccia
i ragni tessono senza posa
la filigrana del tempo.

Questo è l’eterno silenzio
denso di rumori che nessuno ascolta,
la quiete febbrile, animata
di parole arcane,
bisbigli del vento
fra i picchi delle scogliere.

Questa è la mia terra
chè tra le mani a clessidra
lentamente mi scorre
con lo stesso ritmo del sangue
che palpita nelle mie vene.

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