Vi riporto il commento che fa l'autore alla poesia sotto.
"Ogni partenza è un addio, anche se spesso impronunciato.[...] Se come dice il notissimo adagio, partire è un pò morire, quel che di noi si lascia morire è quel tempo che ci ha appartenuto, e, in quel tempo, la vita degli altri che con la nostra s'è intrecciata.
C'è una poesia di Juan Ramon Jimenez (premio Nobel per la letteratura nel 1956), che a quindici anni avevo mandato a memoria.[...]Nella poesia di Jimenez l'adolescente dialoga con la madre, nella notte insonne che precede la partenza. Sa di dimenticare qualcosa, lo sente, e non sa che cosa.[...]La madre elenca le cose che all'alba il figlio dovrà portare con sé. Niente di tutto questo egli dimentica. Eppure c'è qualcosa..Sopravviene l'alba, e con l'alba l'addio. Nell'addio il figlio avverte l'oscurità del cammino, il suo perdersi nel nulla e allo stesso tempo sa finalmente che cosa davvero sta dimenticando: "tutto: tu, io".
La lontananza si fa presente, prima ancora che l'adolescente parta, come lontananza dalla madre e da sé. Forse, leggendo da ragazzo i versi di Jimenez, avvertivo come il presagio della mia stessa partenza. Ripetendo a memoria quei versi, costruivo una piccola, fragile, difesa dall'ansia dell'addio. Che giunse, insieme con l'alba che portava il peso della più grande dimenticanza: la madre, e con la madre, il sé adolescente. Il Nord, in quell'alba, estendeva la sua luce obliqua, neutra, fin sulla soglia mediterranea dell'addio.
Quella dimenticanza, una volta lontani, avrà poi il colore confuso della distrazione. Comincerà l'opera dell'oblio, che recingerà tutto nella sua custodia.[...]"
Il baule attende, già chiuso,
nel patio di marmo
«Mi dimentico, madre, non ricordo...
Madre, che cos'è quel che dimentico?»
«La roba c'è tutta, figlio.»
«Sì, ma qualcosa manca, e non ricordo...
Madre, che cos'è quel che dimentico?»
«I libri ci son tutti, figlio?»
«Sì, ma qualcosa manca, e non ricordo...
Madre, che cos'è che dimentico?»
«Sarà il tuo ritratto, figlio.»
«No! mi manca qualcosa, e non ricordo...
Madre, che cos'è che dimentico?»
«Non pensarci più, dormi, figlio.»
«Madre! (L'aurora è nuova.) La tua viva
voce risuonerà, senza ch'io l'oda!
Solo un'ora nel mezzo,
e già il mondo è vuoto!
Non vanno in nessun luogo
le strade del mattino!
Madre, madre, ora so che mi mancava:
tutto, te, me!
Oscuro il nord. ,
Sibila il vento, freddo e grande.»
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