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lunedì 24 ottobre 2011

Quando saremo liberi?

Quante volte mi sono detta: "questa cosa è meglio non scriverla", "questa parte del discorso è meglio eliminarla"..tantissime; e a volte solo forse per eccessiva precauzione.
Il fatto che la gente, leggendoti, possa capire male spaventa un po'.
Le parole non sono dei numeri in una addizione o moltiplicazione che cambiati di posto danno sempre lo stesso risultato! No, con le parole tutto è un tantino più complicato.
I vari blog "d'opinione", come questo, devono passare al vaglio della cosiddetta "autocensura": ..controllo preventivo delle proprie azioni o espressioni...
Sono dell'idea che non è necessario dire sempre la propria, esprimere quello che si ha in testa ovunque e ad ogni costo. Si deve cercare di capire quando è il momento giusto per parlare, e quando, soprattutto, è quello giusto per tacere.
Le opinioni non sono innocue, possono distruggere una persona più della verità. Possono denigrare "a prescindere", possono nascere dalla cattiveria e dall'invidia; rare sono quelle opinioni che si possono definire oggettive. E' difficile trovare un'opinione completamente slegata dagli ideali, dai vari orientamenti culturali del soggetto che l'ha formulata. C'è quel vizio di fondo che devia il tutto: il "secondo me"..che spesso uso quando scrivo. Bisogna fare attenzione a come usarlo, necessita di molta umiltà!
L'autocensura ha a che vedere con la coscienza: tra i tanti significati essa è un sistema di valori morali di una persona che permette di approvare o disapprovare i propri atti, propositi; senso del dovere, della responsabilità professionale.
Chi scrive ha il dovere verso i potenziali lettori di "scrivere secondo coscienza"
Domandarsi, per esempio, non due ma cento volte se è giusto scrivere che quello/a è un assassino/a, prima ancora che la verità venga stabilita da autorità competenti. Si macchierà a vita una persona anche se poi risulterà innocente.
"Domandarsi se è giusto e necessario", da questo concetto si dovrebbe partire per scrivere, come per cimentarsi in qualsiasi altra professione che abbia a che fare con la diffusione di notizie ecc.
Troppe volte si leggono in giro cose inutili, che spesso, purtroppo, si rivelano essere le più dannose.
Diversa cosa è invece la censura vera e propria.
Là dove c'era una libera scelta su cosa dire, fare, tacere, subentra una forza esterna che obbliga, senza se e senza ma, a "chiudere bottega".
Secondo la tradizione dell'antica Roma, nel 443 a.C. il compito di tenere il censimento sarebbe stato sottratto alle competenze dei consoli e affidato a due nuovi magistrati, i censori. Da questa competenza, probabilmente, si sviluppò una generale supervisione sulla condotta morale dei cittadini: la "cura morum" che conferiva ai censori ampi poteri di intervento su diversi aspetti della vita pubblica e privata.
Nel Medioevo la censura fu quasi tutta ecclesiastica e fu severissima in ogni campo, ma specialmente in quello dottrinario. L'introduzione dei caratteri a stampa e la conseguente facilità di divulgazione del libro misero in allarme la potestà censoria della Chiesa. Già nel 1480 gli stampatori chiedevano l'approvazione per i libri che intendevano pubblicare; la pratica divenne norma costante e nel 1501 una costituzione apostolica la sancì istituendo l'imprimatur ("si stampi").
Il controllo censorio sui libri e sugli spettacoli divenne particolarmente pesante e severo nel periodo della Controriforma quando la dottrina del libero esame e gli effetti dei principi dell'Umanesimo, minacciavano un'aperta ribellione a ogni imposizione costrittiva.
Il secolo dei lumi (1700), nel campo specifico, dichiarava la libertà di pensiero e nella "Dichiarazione dei diritti dell'uomo" proclamerà la libertà di  stampa (1789).
In Italia, raggiunta l'unità, la censura fu affidata ai prefetti, che dovevano essere attenti  verso quanto si opponesse alla morale, all'ordine pubblico o costituisse "eccitamento all'odio di classe".
Il Fascismo accentrò il potere censorio costituendo un ufficio apposito a Roma e ne rese più pesanti e restrittivi i controlli; l'ufficio rimase in funzione fino al 1966 sebbene con indirizzo più liberaleggiante.
La censura preventiva è quasi completamente scomparsa, al giorno d'oggi possiamo dire, ma viene reintrodotta sotto forma di censura repressiva a livello ufficioso, tramite associazioni religiose o laiche che, in qualche caso, denunciano all'autorità giudiziaria quanto nel loro "codice" ritengono offensivo nei confronti della morale pubblica ecc.
Organi di stampa e opinione pubblica dibattono il problema dell'eliminazione di ogni tipo di censura come segno di una raggiunta maturità civile e democratica di autocontrollo.
Abbiamo raggiunto questa maturità civile e democratica?
Da quello che si legge e si sente in giro, non credo! O sei dalla "parte giusta" oppure hai vita breve. Temo che le cose funzioni un po' così ancora adesso.
Quella "parte giusta" che sta affondando l'Italia, un paese che per la sua storia, per la sua cultura merita degli italiani migliori.
Paese che fa fatica ad accettare la sua parte omosessuale, quella che sono sicura, non offende nemmeno Dio.
Paese che cancella programmi televisivi, e "esilia" giornalisti dal servizio pubblico.
Paese che fa fatica a far passare "cazzo" tra le parole di un testo di una canzone d'amore.
Paese che non sa come inserire i giovani in un futuro collettivo di rinascita e ideali.
Paese che non essendo mai stato veramente unito, sta cercando ancora la propria identità.

Saremo mai, realmente liberi? ..Quando accadrà sarà sempre troppo tardi!

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